Le tue braccia mi stringano forte, perchè di Te solo ho bisogno – Lc 18, 9-14

Molto vale la preghiera del giusto e dell’umile (dal 25′ minuto)

Lc 18, 9-14 – Il segreto della spiritualità Minima 2-4-11

Lc 18, 9-14 – Riconoscere il peccato e chiedere perdono -2013

LA PREGHIERA DELLA MINIMA

FATTA CON UMILTÀ

  1. L’umiltà è una condizione indispensabile della preghiera della minima

L’umiltà unita alla fede costituisce l’essenza della preghiera della Minima.

La fede e l’umiltà sono due qualità che si integrano a vicenda, però, secondo me, prima la Minima deve credere e poi deve comportarsi da donna di fede, assumendo dinanzi a Dio un atteggiamento umile.

Esaminiamo la preghiera fatta con umiltà.

L’umiltà è una condizione indispensabile alla preghiera della Minima.

  1. Perché la sua preghiera sia accolta favorevolmente da Dio

Senza umiltà, nessuna preghiera è accolta da Dio.

Gesù, per farci capire questa verità, ha raccontato la parabola del Fariseo e del Pubblicano.

“Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo stando in piedi, pregava così tra sè: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini: ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore! 

Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 18, 9—14).

Tutti e due questi uomini erano andati nel tempio a pregare. L’uno però era andato a mostrare a Dio se stesso: aveva fatto tanto bene, e si aspettava di diritto la ricompensa da parte di Dio! L’altro invece aveva la consapevolezza di essere peccatore, e si riteneva indegno di presentarsi dinanzi a Dio che è il Santo dei Santi; e in fondo al tempio, senza neppure osare di alzare gli occhi al cielo, si batteva il petto e diceva: Signore, abbi pietà di me!

La preghiera del fariseo era superba, la preghiera del pubblicano era umile.

Dio ascoltò la preghiera dell’umile, non la preghiera del superbo. Entrambi avevano pregato, ma il pubblicano fu perdonato, il fariseo no. E Gesù ne spiega anche il motivo: perché “chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”

  • Perché la preghiera sia efficace

L’umiltà è una qualità fondamentale della preghiera, e unita alla fede la rende efficace. “La preghiera dell’umile — dice la S. Scrittura — penetra le nubi” (Sir 35, 17).

Io assisto alle vostre crisi nella preghiera quando mi dite:- Padre, solo a me Dio non concede le sue grazie?

Per ottenere tutto da Dio dovete pregare con fede e con umiltà. Se non ottenete, è perché non pregate così come vuole il Cristo: con fede e umiltà. Molte vostre preghiere non sono umili richieste a Dio, ma sono pretese. Con Dio non si può avere nessuna pretesa; ecco perché non ottenete. Con Dio non si può avanzare nessun diritto, perché tutte le nostre opere buone sono frutto della misericordia infinita di Dio. Da noi stessi, dice S. Paolo, non siamo capaci di avere neppure un buon pensiero. Tutto il bene è di Dio; di nostro abbiamo solo il male. Ecco perché Dio non accettò la preghiera del fariseo, ma accettò la preghiera del pubblicano. Dinanzi a Dio siamo tutti peccatori e miserabili.

L’atteggiamento più corretto dinanzi a Dio è sia quello del pubblicano, sia quello del Centurione, il quale disse a Gesù: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” (Mt 8, 8). Ricordatelo sempre: se la preghiera non è fatta con umiltà non è efficace, non ottiene quello che chiede. La nostra preghiera deve essere umile, sia perché ce lo ha chiesto Gesù, sia perché siamo figli di S. Francesco di Paola, siamo i Minimi, gli ultimi. Il Minimo è lo specialista dell’umiltà.

  1. Gli elementi fondamentali perché la preghiera della minima sia umile

Scendo in profondità nel concetto dell’umiltà, perché vi vorrei insegnare come si prega. Anche voi infatti avete chiesto a me, come gli apostoli al Cristo:- Padre, insegnaci a pregare! Ebbene, pregare con umiltà significa: presentarsi a Dio come creature dinanzi al Creatore, come servi dinanzi al Signore, come peccatori dinanzi al Santo dei Santi, come nulla dinanzi al Tutto.

  1. Considerarsi creature dinanzi al Creatore

La Minima nella preghiera deve tenere sempre presente di essere una creatura dinanzi al suo Creatore. E se siamo creature, siamo veramente nulla. Infatti, se “le nazioni, dice il profeta Isaia, sono come una goccia da un secchio, contano come il pulviscolo sulla bilancia” (Is 40, 15), pensate chi sono io, dal momento che sono una piccolissima parte della nazione!

Noi siamo creature dinanzi al Creatore, e tali dobbiamo ritenerci quando preghiamo.

Quando vado a pregare, vado dal mio Creatore! E mi immagino il cielo splendente, con miliardi di angeli, con al centro, come dice l’Apocalisse, un trono dove è assiso il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo! Da Dio emana una luce meravigliosa, e tutti i Santi sono prostrati dinanzi a Lui in adorazione, e nessuno osa alzare lo sguardo verso la maestà infinita di Dio! (cfr. Ap 4, 2-10) 

I serafini che stanno attorno al suo trono hanno sei ali: due per volare, due per coprirsi il volto e due per coprirsi le gambe (Is 6, 2), in atteggiamento di rispetto e di venerazione! L’atteggiamento degli Angeli e dei Santi in cielo deve avere la Minima dinanzi a Dio.

La vostra preghiera non deve essere piena di distrazioni volontarie. Interrompere la preghiera per parlare con chi vi sta accanto o per fare altro contemporaneamente, significa non aver capito con chi state parlando. Chi prega in questo modo non ha nè fede nè umiltà. Infatti se Dio si rivelasse nella sua realtà, quando andate a fare l’adorazione, vi sprofondereste nel nulla, vi sentireste veramente una goccia d’acqua dinanzi all’oceano.

Solo perché questa realtà è velata da un pezzo di pane, non credete che vi trovate dinanzi alla maestà infinita di Dio?

Il nostro Dio è il Terribile! Ce lo ha rivelato Lui stesso, non ve lo dico io!

“Terribile è il Signore, l’Altissimo” (Sal 46, 3).

Non perché, per l’infinita bontà di Dio, siamo diventati suoi figli adottivi, significa che abbiamo cessato di essere creature! 

Metto sotto i vostri occhi l’atteggiamento del Santo Re Davide nella preghiera. Dice la Bibbia: “Allora il re Davide andò a presentarsi al Signore e disse:- Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è mai la mia casa, perché tu mi abbia fatto arrivare fino a questo punto”                  (2Sam 7, 18).

Non perché Dio vi ha fatto assurgere alla dignità di figli, significa che non siete più creature! Non perché il Signore si è degnato di farvi sue spose e sue regine, significa che avete cessato di essere creature!

  • Considerarsi servi dinanzi al Signore

La Minima nella preghiera deve tener presente di essere serva dinanzi al Signore.

Nella S. Scrittura il termine più alto che Dio ha dato ai suoi figli più grandi e più cari è stato quello di servo, perché Dio non ha mai rinunziato ad essere Signore: “Io sono il Signore Dio tuo!”

“Il mio servo Mosè” (Nm 12, 7)

“Per mezzo di Davide, mio servo” (2Sam 3, 18). “Vendicherò il sangue dei miei servi, i profeti” (2 Re 9, 7). L’atteggiamento più vero della creatura dinanzi a Dio è quello di servi.

“Giacobbe disse: Dio del mio padre Abramo e Dio del mio padre Isacco, Signore, che mi hai detto: ritorna al tuo paese, nella tua patria e io ti farò del bene, io sono indegno di tutta la benevolenza e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo (Gn 32, 10-11).

Siamo servi di Dio, e questa condizione dobbiamo tenerla sempre presente. Siamo sua possessione, siamo sua cosa. Il Signore deve poter disporre di noi come vuole e quando vuole, perché il servo non dispone di se stesso, mentre il padrone può disporre dei servo. Come disse il centurione?

“Io che sono un subalterno ho soldati sotto di me e dico a uno:- Va’, ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa” (Mt 8, 9)

Guardate la Vergine! La più grande delle creature, Maria Santissima, dinanzi alla maestà infinita di Dio, stava sempre in adorazione e, soprattutto, in atteggiamento di servizio. All’Arcangelo Gabriele ella rispose: “Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38).

Si riconobbe quale veramente era, e perché serva non poteva non fare quello che il suo Signore le chiedeva. Questa è l’umiltà.

Una volta sono stato nel palazzo di una nobildonna, ed ho capito che cosa significa essere servi. Noi stavamo nel salotto e la cameriera stava ferma dietro la porta del salotto, pronta a rispondere ad ogni chiamata della sua padrona.

Se la signora le diceva di scendere, lei scendeva; se le diceva di salire, lei saliva; se non le ordinava niente, lei stava ferma vicino alla porta aspettando gli ordini. Questo è il servo, è sempre a disposizione del suo padrone!

  • Considerarsi peccatori dinanzi al Santo dei Santi

La Minima nella preghiera deve tener presente di essere una peccatrice dinanzi al Santo dei Santi.

Non potrete mai fare una preghiera umile, se non vi considerate peccatrici.

“Potessimo essere accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come olocausti di montoni e di tori, con migliaia di grassi agnelli. Fa’ con noi secondo la tua clemenza, trattaci secondo la grandezza della tua misericordia” (Dan 3, 39. 42).

La preghiera di Daniele è fatta con umiltà, perché dinanzi al Santo dei Santi si riconosce peccatore e indegno di essere esaudito. Tale è anche la preghiera del pubblicano. Il Vangelo ci dice che: “Il pubblicano, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto, dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore” (Lc 18, 13).

Quanta umiltà c’è anche nelle parole di S. Pietro a Gesù, dopo la pesca miracolosa: “A veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù dicendo:- Signore, allontanati da me che sono peccatore” (Lc 5, 8).

La maestà di Dio, la signoria di Dio e la santità di Dio sono tre concetti che dovete tenere sempre presenti nella vostra preghiera, altrimenti la vostra preghiera non sarà mai umile.

  • Considerarsi nulla dinanzi al Tutto

La Minima nella preghiera deve tener presente di essere il nulla dinanzi al Tutto, perché è veramente nulla. “La mia esistenza — dice il Salmista — davanti a te è un nulla. Solo un soffio è ogni uomo che vive” (Sal 38, 6). Che cosa abbiamo che non sia di Dio? Da Lui ci viene l’esistenza e la conservazione nell’esistenza. Da Lui ci viene ogni bene.

Dice il Siracide: “Quanto più sei grande tanto più umiliati così troverai grazia dinanzi al Signore; perché grande è la potenza del Signore e dagli umili egli è glorificato” (Sir 3, 18-20).

La regina Ester, volendo salvare il suo popolo, pur essendo regina, andò da Dio a chiedere umilmente la salvezza del suo popolo: “Mio Signore, nostro re, tu sei l’unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se non te, perché un grande pericolo mi sovrasta… Quanto a noi salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non ho altri che te, Signore!… Dio che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati e liberaci dalla mano dei malvagi, libera me dalla mia angoscia” (Est 4, 17l-17z).

Questa è la preghiera umile.

Se avrete presente che voi non potete far niente, ma che Dio può fare tutto; che voi siete niente, ma che Dio è tutto, anche dal vostro cuore, come dal cuore della regina Ester, sgorgherà con sincerità una preghiera capace di commuovere il cuore di Dio e degli uomini, perché fatta con umiltà.

Voi lo vedete, anche nei rapporti umani! Quando qualcuno viene a chiedervi qualcosa umilmente, voi lo accontentate sempre; mentre se viene con superbia ed arroganza, non lo accontentate, ma lo mandate via. Lo stesso fa Dio con noi. Se terrete presenti questi quattro concetti, farete certamente una preghiera umile e bene accetta a Dio.

  1. i segni della preghiera della minima fatta con umiltà

Se la preghiera è umile non si vede dagli atteggiamenti interiori, perché quelli li vede solo Dio; ma dagli atteggiamenti esterni, perché quelli li vedono tutti.

I segni   esterni della preghiera umile della Minima sono: l’assenza di pretese, l’assenza di esibizionismo e il nascondimento.

  1. La preghiera senza pretese

La preghiera fatta con umiltà esclude le pretese.

Gesù, per farci capire questa qualità della preghiera che gli stava tanto a cuore, raccontò la parabola del fariseo e del pubblicano, e mise a confronto ed in contrasto l’atteggiamento del superbo e l’atteggiamento dell’umile.

“Disse questa parabola per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri… Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sè:- O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini ladri, ingiusti, adulteri… Digiuno due volte la settimana e pago le decime” (Lc 18, 9-12).

Si aspettava forse che Dio si mettesse sull’attenti dinanzi a lui, si togliesse il cappello, si inginocchiasse e si mettesse al suo servizio!

“Il pubblicano, invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore” (Lc 18, 13).

Chi pretende non ottiene niente. E nelle vostre preghiere spesso ci sono delle pretese! Chi dice:- Padre, io mi sono consacrata a Dio, dico la Liturgia delle Ore, faccio la meditazione, digiuno, perché Dio non mi ascolta?, avanza delle pretese. La pretesa è superbia. Chi pretende si considera superiore a Dio, e vuole che Dio si metta al suo servizio. Voi siete al servizio di Dio, non è Dio al vostro servizio!

  • La preghiera senza esibizionismo

La preghiera fatta con umiltà esclude l’esibizionismo, esclude cioè tutti quegli atteggiamenti strani, quei lunghi sospiri e tutti quegli altri modi di fare che sanno di singolarità, e che sono fatti per mettersi in mostra. Non si prega per farsi vedere!

“Quando pregate, ha detto Gesù, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa” (Mt 6, 5). Gesù con queste parole ha bollato gli atteggiamenti errati di alcuni farisei, e ci ha rivelato che non saranno ascoltati da Dio, perché cercano la propria gloria, non quella di Dio. Qualche volta anche voi fate dell’esibizionismo nella preghiera. Certe posizioni, certi modi di pregare attirano l’attenzione. Anche nella preghiera si può essere singolari, e la singolarità fa a pugni con l’umiltà, perché è superbia.

L’esibizionismo è superbia, e i superbi il Signore li allontana da sè, li respinge; invece accoglie e si piega sugli umili. Avrete conosciuto anche voi qualche esibizionista nelle vostre parrocchie. Si notano subito, perché fanno di tutto per farsi notare: pregano con un tono di voce superiore a quello degli altri, assumono atteggiamenti diversi da quelli degli altri, vestono in modo diverso, assumono espressioni esagerate per far vedere a tutti che loro sono delle anime sante, delle anime privilegiate!

Voi capite è esibizionismo, che fa nausea a Dio ed agli uomini. Non commuove Dio e non induce gli uomini all’imitazione.

Non vi voglio singolari, ma semplici.

Quando pregate insieme agli altri, non dovete andare troppo avanti con le parole, nè troppo indietro, nè alzare troppo la voce. Sarete una tra le tante. Nessuno si deve accorgere di voi! Farete in tutto come gli altri. Siete diverse dagli altri, ma questo lo deve notare solo Dio, non gli uomini.

Questo è un aspetto a cui. S. Francesco ci. tiene tanto!

  • La preghiera fatta in segreto

L’esibizionismo, come abbiamo visto, è mettersi in mostra; mentre la preghiera umile è fatta in segreto per non farsi vedere. Nessuno deve sapere che state pregando.

“Tu, invece, quando preghi, ha detto Gesù, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo, che vede nel segreto, e il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6, 6).

La S. Scrittura ci dice che quando Elia risuscitò il figlio della vedova di Zarepta, “entrò, chiuse la porta dietro di loro, e pregò il Signore”. Elia non volle che alcuno assistesse alla sua preghiera ed al miracolo.

Così faceva sempre S. Francesco: pregava e compiva grandi cose, ma nel segreto. Usava ogni accorgimento per non farsi vedere da nessuno. E infatti noi non sappiamo nulla di lui, se non per qualche indiscrezione di chi gli stava vicino.

La vostra preghiera sia sempre segreta. Fate di tutto di non farvi vedere da nessuno. Dovete pregare sempre, ma nessuno deve sapere che voi pregate sempre. Adesso esistono anche le corone del rosario ad anello, in modo che per strada, in pullman, in una sala d’attesa potete dire il Rosario in segreto e senza esibizionismo.

conclusione

Alla fine della meditazione vorrei sottolineare queste qualità della preghiera della Minima: l’umiltà, la fiducia, la perseveranza e la moderazione.

  1. La vostra preghiera sia umile, perché la preghiera umile attira Dio, e difende voi e l’Istituto dagli assalti del Nemico, il diavolo.

A voi chiedo una preghiera umile e senza pretese, perché dovete

stare sempre al vostro posto dinanzi a Dio. E il vostro posto è 1’ultimo.

  • La vostra preghiera sia fiduciosa, perché senza la fiducia, che è una qualità della fede, non si può ottenere niente, perché non si crede che Dio può fare tutto. L’umiltà e la fede non devono mai mancare dalla vostra preghiera.
  • La vostra preghiera sia perseverante, perché solo ai perseveranti sarà data la corona della vittoria.

Non dovete stancarvi di pregare, non dovete scoraggiarvi se non ottenete subito; ma dovete continuare a pregare. Se vi stancate e desistete vuol dire che non volete quello che chiedete. Da voi voglio perseveranza nella preghiera umile e fiduciosa.

  • La vostra preghiera sia fatta con moderazione, perché l’esibizionismo non è umiltà; e senza umiltà non si ottiene niente. Eliminate dalla vostra preghiera ogni forma di esibizionismo.

Vi accompagni sempre la preghiera umile, perché con l’umiltà si ottiene tutto da Dio.

Incominciate ad esercitare l’umiltà nella preghiera.