


Mc 10, 35-45 – La grandezza del sacerdote

da un’omelia i P. Francesco Chimienti O.M
Martina Franca 20.10.1991
GUIDA DELLA MINIMA È IL CRISTO SOFFERENTE
(Is 53, 2-3. 10-11)
Le parole che mi hanno colpito sono:
“Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire … Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, si addosserà la loro iniquità” (Is 53, 3. 10-11).
Per spiegarvi questo pensiero dell’Antico Testamento, e precisamente del profeta Isaia, che previde il servo di Jahvè sofferente, farò riferimento al Vangelo di oggi: Mc 10, 35-45.
1. Giacomo e Giovanni chiedono la gloria, la grandezza, la potenza, il dominio, la ricchezza, il benessere su questa terra e non si preoccupano dell’altra vita
Sappiamo questo sia dagli evangelisti, che ci dicono che questi due apostoli volevano sedere nel regno del Signore Gesù uno a destra e l’altro a sinistra, sia dalla risposta di Gesù.
Poiché guida della Minima è il Cristo, servo sofferente, io vi dico che il nostro desiderio è lo stesso di quello di Giacomo e Giovanni! Anche noi desideriamo la gloria, la potenza, il dominio, l’affermazione di noi stessi nella vita, e ce ne accorgiamo, ma facciamo di tutto di non farlo sapere agli altri.
Dentro di noi c’è il desiderio ardente della gloria, e guai se ci viene meno questa gloria, che è la stima degli uomini, il piacere, l’applauso, il consenso degli uomini, l’affermazione nella vita!
In noi c’è anche il desiderio della ricchezza, che ci dà la possibilità di dominare, del benessere per essere felici, della salute per realizzarci nella pienezza. Queste sono le cose che noi chiediamo!
Desideriamo forse le cose del cielo, così come desideriamo queste cose? No!
Non c’è bisogno che ve lo spieghi, perché l’abbiamo dentro. Chi non desidera di essere sano in salute o di avere soldi? Chi non si lamenta perché non ha soldi? Chi non desidera essere primo? Io pensavo che ci fossero degli uomini, che, essendo dal punto di vista di famiglia, di salute, di affermazione nella vita talmente privi di doni specifici per potersi affermare, non avessero il desiderio di essere i primi. Non è così.
Nella vita, a volte, si incontrano gli scemi; uno di questi, in confessione, mi disse:- Padre, io volevo essere il primo! Io, senza dirlo, ho pensato: Ma se sei uno scemo, come fai a desiderare di essere il primo?
Io, che avevo avuto da Dio “dieci”, nel vedere che questi aveva avuto “uno”, mi meravigliavo delle sue pretese. Poi ho fatto il mio esame di coscienza e ho dovuto dire: E Dio, guardando me con questi desideri, non dice la stessa cosa? Non mi dice: Se sei un cretino, come fai a pensare di dominare e di raggiungere la gloria?… “Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto?” (1 Cor 4, 7). E quello che hai è appena una goccia di quello che serve per poter dominare.
Io ieri ho visto il Papa alla TV stanco e affaticato, e ho pensato: Pur essendo Papa, è un uomo come me! Egli ha appena una goccia delle qualità che servirebbero per essere Papa!
Ognuno di noi ha appena appena una goccia di ciò che servirebbe per essere Missionario della Parola di Dio, o per essere sacerdote, per essere religioso o per essere professore!
Quando ho confessato gli scemi che hanno detto: Sono superbo, perché voglio essere il primo!, io ho detto: Anch’io sono uno scemo dinanzi a Dio, quando dico che voglio essere il primo.
2. La risposta di Gesù è: Se volete essere grandi dovete fare quello che faccio io
Dice Gesù: Voi dovete seguire me, Servo sofferente di Jahvè, per cui, se volete essere miei seguaci su questa terra, avrete umiliazioni e sofferenze come me, dovete servire i fratelli, donarvi agli altri e morire per gli altri come ho fatto io. Se farete questo, sarete grandi nell’altra vita.
Per il Cristo la vita di quaggiù non esiste se non come esercizio della virtù dell’umiliazione, della penitenza, della sofferenza, del servizio, della donazione, della mortificazione.
Questa vita serve per esercitarci nelle virtù, non per avere la ricchezza, il benessere, la salute, il dominio, la potenza, la gloria su questa terra.
Dice Gesù: “Io non sono venuto per essere servito, ma per servire” (Mc 10, 45).
Dice il profeta Isaia del Cristo: “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire” (Is 53, 3). Infatti ha sofferto umiliazioni e sofferenze.
Gesù dice: “Coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuole essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 42-45).
Gesù disse a Giacomo e Giovanni: “Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete …Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato»” (Mc 10, 39-40).
Il Padre ha dato questo posto alla Madonna, perché ha sofferto. Forse lo ha dato anche a san Giuseppe! Infatti sappiamo dalla Chiesa che il culto che dobbiamo alla Madonna è iperdulia perché è la più grande di tutte le creature, quello dovuto a san Giuseppe è protodulia, in
quanto viene subito dopo quello della Madonna. La Madonna e san Giuseppe sono i più vicini a Gesù, perché hanno sofferto.
Sulla terra, figlie mie carissime, se volete seguire Gesù dovete avere solo umiliazioni. Dovete essere “disprezzate e reiette”. Se c’è il disprezzo nella vostra vita significa che siete vere seguaci del Cristo e che siete destinate a una grande gloria nei cieli. Se siete reiette dagli uomini significa che siete destinate a una grande gloria nei cieli, sempre che accettiate queste umiliazioni, perché se le rifiutate non valgono a niente.
Se siete “prostrate nel dolore” siete destinate a una grande gloria. E poi, dopo aver ricevuto tutte le umiliazioni e le sofferenze, soprattutto morali che sono più forti di quelle fisiche, dovete servire i fratelli, donarvi ai fratelli, arrivare fino a morire per loro. Se farete questo, nell’altra vita avrete la gloria e il possesso di Dio. Avrete una grande gloria in quanto avete sofferto le umiliazioni e le sofferenze come il Cristo.
3. La Minima ogni giorno, imitando il Cristo, servo sofferente, deve saper morire a se stessa, donandosi agli altri
Modello della Minima è il Cristo, servo sofferente.
In questa nostra cappella ci sono tante croci, che ci ricordano il Cristo, servo sofferente.
San Francesco aveva dinanzi a sé la croce senza il Crocifisso, ma con i segni della passione e morte di Gesù. Il suo ideale è stato sempre il Cristo crocifisso. Egli poteva dire con san Paolo: Oramai tutto è crocifisso per me, il mondo e le sue passioni; io sono crocifisso al mondo come il mondo è crocifisso per me. Io tengo le stimmate del Cristo crocifisso (cfr. Gal 6, 14. 17).
San Francesco è stato anche devoto di Gesù sacramentato. Vedeva nell’Eucaristia il Cristo vivente, ma immolato, che rinnova la sua passione e morte e continua l’espiazione dei nostri peccati per salvarci.
La croce è il segno della salvezza e della redenzione, e quindi si uniformava al Cristo sofferente per salvarsi e per salvare. San Francesco si nutriva del Cristo Eucaristia per poter avere la forza di immolarsi come Lui, di identificarsi a Lui e di vivere nella pienezza dell’amore la sua stessa vita. Questo è san Francesco e questi sono i figli di san Francesco.
Chi vuole seguire san Francesco nella spiritualità minima e vuol essere minimo come lui, ogni giorno deve imitare il Cristo, servo sofferente.
Vi ho sempre detto, per mettervi sulla strada della sofferenza: accettate almeno le sofferenze che ogni giorno il Signore con la sua divina provvidenza e con il suo amore compassionevole vi manda. Almeno questo!
Accettate le croci come provenienti dal suo amore infinito e misericordioso e offritele a Lui, prima di tutto in isconto dei vostri peccati e poi in isconto dei peccati dei vostri fratelli.
Bisogna almeno accettare le sofferenze di ogni giorno, per arrivare dopo a soffrire volontariamente, cioè a mortificarsi.
Gesù ha detto: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso” (Mt 16, 24), per cui bisogna saper morire a se stessi, mortificandosi prima di tutto nell’intelligenza. In tal modo rinunzieremo alle nostre vedute per accettare le vedute di Dio, rinunceremo di fare a testa nostra per fare a testa di Dio.
Fare a testa di Dio significa ubbidire a coloro che ci guidano; mortificarsi nelle cose lecite, anzi vi dico: è norma della Minima rinunziare alle cose che le piacciono, anche lecite.
È questa una norma per la Minima, appunto perché deve morire a se stessa, quindi all’intelligenza, alla volontà, al suo corpo, al suo cuore, ai suoi beni, alla sua salute.
L’altro giorno mi sono incontrato con un sacerdote che mi vuole tanto bene e che mi voleva offrire il caffè; ma era venerdì. Diceva:- Vieni, altrimenti mi offendo! E io rispondevo: – Oggi è venerdì! Non sarei Minimo se prendessi il caffè. Oggi per me è Venerdì Santo, infatti per i Minimi ogni venerdì è venerdì santo, anzi per i Minimi ogni giorno è venerdì santo.
Se Gesù soffre e chiede un po’ d’acqua, io non posso non rinunziare a un caffè per stare con il mio Cristo Crocifisso. Debbo
necessariamente fare delle mortificazioni, ecco perché rinunzio al caffè, all’acqua e ad ogni cosa tra la colazione e il pranzo, tra il pranzo e la cena. I Minimi, se ne sono capaci, fanno proprio il digiuno, mangiando una sola volta nelle 24 ore, perché non sopportano di vedere il Cristo che chiede una goccia d’acqua e che nessuno gliela dà.
San Paolo diceva: “Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24), per cui anche noi dobbiamo vivere la sua passione, nel nostro piccolo.
Dobbiamo fare queste piccole cose: quando siamo offesi non dobbiamo rispondere all’offesa con l’offesa. Non dobbiamo ricordare l’offesa ricevuta, ma dobbiamo rispondere al male col bene, come se l’altro non ci avesse fatto niente. Il perdono e la misericordia sono cose che dobbiamo vivere. Se le vivremo significa che sappiamo morire a noi stessi.
Ci potranno fare tutto quello che vogliono, perché noi siamo dei morti, e ai morti si può fare ciò che si vuole; non si ribellano mai.
Noi accettiamo le umiliazioni e le sofferenze per unire le nostre sofferenze a quelle del Cristo e per salvare l’anima nostra e quella degli altri. Questa è la donazione: servire gli altri non per servirli, ma per aiutarli a salvarsi, per facilitare la loro salvezza attraverso il nostro servizio, che sarà ora di un sorriso, ora di una parola, ora di una stretta di mano, ora di un sollievo, ora di un sostegno, ora di una forza.
CONCLUSIONE
Ecco che cosa deve fare la Minima: Ogni giorno, imitando il Cristo, servo sofferente, deve saper morire a se stessa donandosi agli altri.
La nostra penitenza non è fanatismo ma equilibrio, non è complesso di inferiorità ma autogoverno, non è alienazione ma supremazia dello spirito.
Se la Minima farà questo “Vedrà una discendenza” (Is 53, 10).
Voi morrete, ma dietro di voi, nell’Istituto, ci saranno tante altre sorelle!
“Vivrà a lungo” (Is 53, 10), questo avverrà sulla terra e in cielo.
“Si compirà per mezzo suo la volontà di Dio” (Is 53, 10).
La Minima è strumento della volontà di Dio sulla terra.
“Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce” (Is 53, 11), cioè vedrà la luce eterna, il paradiso, la gloria.
“Si sazierà della conoscenza di Dio” (Is 53, 11), infatti in paradiso non ci sarà né lutto né dolore, ma Dio ci sazierà ogni giorno: più desidereremo più avremo, e non avremo sempre le stesse cose, ma le avremo sempre in modo diverso.
“Il giusto mio servo giustificherà molti” (Is 53, 11), cioè la nostra preghiera sarà accetta al Signore, che verrà incontro a tutti i bisogni nostri e dei nostri fratelli!