

Mc 7,31-37 – I doveri dei battezzati


24-08-95 – Gn 3, 1-7 Il peccato

Martina Franca 24.08.1995
(Meditazione per il giorno delle confessioni agli Esercizi Spirituali)
IL PECCATO
(Gn 3, 1-7)
i. che cos’è il peccato
Vi do tre definizioni:
- Il peccato è una trasgressione volontaria della legge di Dio
- Il peccato è una ribellione a Dio
- Il peccato è un’offesa a Dio
- Il peccato è una trasgressione volontaria della legge di Dio
Il peccato, essendo una trasgressione volontaria alla legge di Dio, è una disubbidienza a Dio, è una mancanza di amore.
All’ubbidienza è unito l’amore: chi ubbidisce ama, chi non ubbidisce non ama. L’amore è ordinario quando si ubbidisce nelle cose grosse e si disubbidisce nelle piccole; l’amore è sempre più grande quando si arriva a ubbidire in tutte le cose fino alle sfumature, fino ad arrivare a prevenire il desiderio della persona amata.
Poiché nel matrimonio l’amore è incarnato dalla donna, Dio ha detto alla donna: “Sii sottomessa a tuo marito!” (Col 3, 18). Ha detto così non perché la donna è inferiore all’uomo, ma perché incarna l’amore, e chi ama ubbidisce. L’ubbidienza non è umiliazione, ha come fondamento l’umiltà, ma è la sublimazione della creatura! Potete diventare grandi santi se ubbidite; infatti chi ubbidisce a Dio non pecca mai.
Ogni giorno recitate la bella preghiera per il Padre, con la quale dite delle parole stupende che mi commuovono quando le ascolto, però se non mi ubbidite dimostrate di non amarmi. Sapete come faccio a sapere se una di voi mi ama molto o poco? Chi mi ubbidisce
sempre e in ogni cosa, sia che capisca o meno ciò che io le dico, sia che condivida o meno, dimostra di amarmi molto. Chi previene anche i miei desideri dimostra di avere un amore ancora più grande.
Il peccato è una trasgressione volontaria della legge di Dio; cioè è una disubbidienza: Dio ha detto così e io faccio a testa mia; faccio il contrario di ciò che Dio ha detto!
Dio ci ha dato i dieci comandamenti da osservare. Quando non osserviamo un comandamento portiamo delle scuse, però portare delle scuse significa mettere Dio al secondo posto o al terzo o all’ultimo posto.
Quando facciamo tutte le nostre cose e ci riduciamo a pensare a Dio solo alla fine della giornata, significa che l’abbiamo messo all’ultimo posto.
Il peccato è disubbidienza a Dio! Ricordate l’episodio di Adamo ed Eva. Dio dice che possono mangiare i frutti di qualsiasi albero, eccetto uno; essi hanno mangiato proprio quello proibito, perché il peccato è un inganno del demonio. L’uomo invece vede il peccato o la trasgressione della legge di Dio come un inganno da parte di Dio.
Il demonio ha suggerito:- Dio ha detto di non toccare quel frutto perché morrai, ma non è vero! Se lo mangerai conoscerai tutto! Dio ti ha dato questo ordine perché non vuole che tu sia uguale a Lui! Se tu mangerai il frutto di quest’albero diventerai uguale a Dio!
Chi ha avuto ragione, Dio o il demonio? Chi ingannava, Dio o il demonio?
Ha avuto ragione Dio, mentre il demonio ha imbrogliato!
Quando voi peccate, vi lasciate imbrogliare o dalle passioni o dal demonio! Dio è sincero, però, quando noi pecchiamo, accettiamo tutti i ragionamenti e rifiutiamo quello di Dio.
La disubbidienza alla legge di Dio si chiama, nel gergo morale, peccato; negli altri gerghi si parla di disubbidienza.
Dio ha detto: “Io sono il Signore, tuo Dio. Non avrai altri dei di fronte a me” (Dt 5, 6-7).
Dovrei pensare a Dio per tutta la giornata; tuttavia i moralisti dicono che dobbiamo pregare per almeno mezz’ora. Se non preghiamo
mezz’ora al giorno trasgrediamo perciò la legge di Dio, in quanto per noi le altre cose sono Dio, mentre Dio lo abbiamo messo in un angolo.
- Il peccato è una ribellione a Dio
Per capire questo concetto dovete ricordare l’episodio dell’angelo ribelle, Lucifero, e di tutti gli altri angeli ribelli.
San Tommaso, circa la prova che ebbero gli angeli, dice che Dio manifestò loro l’incarnazione del Verbo, che cioè la seconda Persona della SS. Trinità sarebbe diventata uomo, e quindi la dovevano adorare come uomo e come Dio.
Lucifero, dinanzi a questo, dice:- Io sono superiore all’uomo, dunque sono superiore a questo Dio che si fa uomo, per cui non lo servirò! Salirò fino al trono di Dio e lo caccerò fuori!
In cielo si ebbe la famosa battaglia tra Lucifero e i suoi seguaci, san Michele Arcangelo e i suoi seguaci. San Michele dice: “Chi è come Dio?”.
Dio dinanzi a questa ribellione, creò l’inferno e vi precipitò Lucifero e tutti gli angeli ribelli. Noi, in cielo andremo a prendere il posto di questi angeli ribelli, che per invidia ci tentano al male, ci fanno peccare perché non vogliono che prendiamo il loro posto!
Il peccato è un atto di ribellione, quindi è il più grande atto di superbia! Quando c’è la disubbidienza non c’è l’amore.
- Il peccato è un’offesa a Dio
Abbiamo visto che il peccato è una disubbidienza a Dio, è ribellione a ciò che Dio dispone, però è sempre una gravissima offesa a Dio, per quattro ragioni:
a. Si preferisce la creatura al Creatore tanto da cacciare Dio dall’anima propria.
Se all’uomo fosse possibile uccidere Dio, lo ucciderebbe e lo distruggerebbe col peccato, però, poiché non gli è possibile, lo caccia volontariamente dall’anima sua.
- Si preferisce se stessi e le creature a Dio
Col peccato si costruiscono dei piccoli altari a se stessi per adorarsi e per incensarsi, e alle creature per adorarle. Questa adorazione è fuori posto, perché l’adorazione è dovuta solo a Dio. Dio, nell’Antico Testamento, si lamenta spesso nei riguardi del suo popolo, perché si costruisce degli idoli!
- L’offesa non si misura dalla persona che offende, ma dalla persona che è offesa
L’offesa che l’uomo arreca a Dio, che è infinito, riveste una gravità infinita.
Col peccato si crea un abisso che non può essere colmato da nessuno, se non da Dio stesso. Ecco perché per poter riconciliare Dio con la creatura che aveva peccato, la seconda Persona della SS. Trinità, il Verbo di Dio, si è incarnato e ha costruito un ponte infinito tra Dio e la creatura.
- L’uomo che offende Dio è una creatura, è un nulla, tuttavia è il più grande amato e beneficato da Dio
Non esiste creatura più amata e beneficata dell’uomo, per cui non ci sono parole per esprimere l’ingratitudine dell’uomo col peccato.
Noi distinguiamo il peccato in mortale e veniale. È la S. Scrittura che lo dice: C’è il peccato che porta alla morte dell’anima, il peccato mortale, e c’è il peccato che non conduce alla morte dell’anima, che noi chiamiamo veniale (1 Gv 5, 16). Ma anche il peccato veniale è offesa a Dio.
ii. quali sono le conseguenze del peccato
Per gli angeli ribelli la conseguenza del peccato è stata l’inferno. Per tutti coloro che muoiono nello stato di peccato la conseguenza è l’inferno.
Per Adamo ed Eva la conseguenza del peccato è stata la perdita di tutti i doni e la morte. Col peccato persero tutti i doni soprannaturali e preternaturali, mentre conservarono quelli naturali, perché inerenti
alla natura umana. Tuttavia ci fu la morte e da allora abbiamo incominciato a soffrire.
La sofferenza è una morte parziale, per poi arrivare a morire sul serio. La morte è l’estinzione della vita! A causa del peccato Gesù è morto in croce.
Quali sono le conseguenze del peccato mortale per noi?
- Col peccato si caccia Dio dall’anima
Rendo questo concetto in una forma plastica, perché possiate farlo vedere così ai vostri bambini.
Supponiamo che io sia Dio; sto alla porta del vostro cuore e busso. Voi mi aprite e io entro e dimoro in voi. Questo avviene con la grazia di Dio.
Con il peccato, invece, voi mi cacciate fuori con violenza.
Col peccato cacciamo fuori Dio con violenza!
- Il peccato fa perdere tutti i meriti
Dice san Paolo: Noi portiamo il tesoro inestimabile della grazia di Dio in un vaso di creta che si può rompere in qualsiasi momento; e quando il vaso si rompe si perde tutto il tesoro! (Cfr. 2 Cor 4, 7).
Nella confessione Dio, con la sua Onnipotenza, ricompone i cocci, però quello che stava dentro è andato perduto, non c’è più!
- Col peccato si merita l’inferno
Vale la pena peccare? No!
A Fatima vi ho detto:- Figlie mie, vi chiedo solo di non commettere il peccato mortale! Vi ripeterò questo pensiero nel giorno dei voti, perché noi scherziamo con il peccato!
Voi fate il voto di povertà, e sapete che per osservarlo dovete annotare le spese; ma non sempre le annotate! Non dovete superare la somma stabilita agli Esercizi come limite, a meno che non chiediate il permesso; ma non chiedete il permesso!
Ma avete la fede? Credete che col peccato mortale cacciate Dio dalla vostra anima? È possibile che non capite che portate il tesoro della grazia in un vaso di creta che, venendo a contatto con gli altri vasi di ferro, come giustamente dice il Manzoni, si rompe? È possibile che non capite che perdendo la grazia si va a finire all’inferno? Dite di amare Dio, e poi commettete il peccato? È amore questo?
Col voto di ubbidienza, vi siete impegnate ad ubbidire e poi non ubbidite! E così è per la castità! Che significano i vostri compromessi?
Vi dico queste cose con animosità, perché chi fa soffrire il Cristo sono proprio coloro che gli hanno dichiarato, con giuramento, che lo vogliono amare, e poi sono i primi traditori! Gesù non si addolora per l’atteggiamento dei peccatori, li salva! Si addolora per voi, che gli avete detto di voler stare con Lui e poi prendete un pugnale e lo pugnalate alle spalle! Prima gli dite:- Ti voglio bene!, e poi lo tradite.
Vale la pena di commettere il peccato? Chi sei tu che osi prendere la mazza per cacciare Gesù Cristo fuori dalla tua casa?
iii. come si vince il peccato
- Riconoscendosi peccatori
Il grande sforzo che noi dobbiamo fare, e che nemmeno siamo capaci di fare, è riconoscerci peccatori.
Oggi è la giornata della confessione e dovete dire: Mi vado a confessare perché sono peccatore!
Leggiamo nella parabola del fariseo e del pubblicano: “Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore!” (Lc 18, 13).
Il pubblicano si riconobbe peccatore e tornò a casa sua giustificato, mentre il fariseo, che si giustificava, tornò a casa sua senza aver ricevuto il perdono, perché “Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato” (Lc 18, 14).
Il grande peccato di noi consacrati è questo: commettiamo il peccato e ci giustifichiamo sempre!
Questo peccato non è dei peccatori. Quando i peccatori si confessano dicono tutto con sincerità e senza scuse; invece le anime consacrate portano le scuse!
Io vi ripeto il consiglio di san Francesco: Quando vi confessate siate brevi, chiari e non portate scuse!
Se confessate di esservi adirate non aggiungete altro, non c’è bisogno di dire:- Mio fratello mi ha fatto adirare!, perché se dite questo non vi dichiarate peccatrici!
Il vostro giudice sapete chi è? È Dio! La sapienza infinita non ha bisogno delle vostre scuse per vedere la malizia del vostro peccato!
Quando venite a confessarvi da me, che sono un sacerdote, io non sto a vedere quale malizia riveste il vostro peccato! Se voi lo confessate, io ve lo tolgo nel nome di Gesù, che è morto per salvarci! Io non esprimo mai giudizi su di voi; dico:- Signore, sei tu che devi assolvere!
A chi volete far conoscere la malizia del vostro peccato? Forse a Gesù Cristo, che non la conosce?! Evitate invece il difetto, che qualcuno ha, di fare il nome degli altri! Non lo dovete fare mai questo, perché vi andate a confessare per dire i vostri peccati e non per accusare qualche altro! Che diritto avete di mettere in cattiva luce in confessione una terza persona? In confessione dovete dire i peccati vostri, non quelli dell’altro, né vi dovete scusare!
San Francesco dice che la confessione deve essere chiara! Quindi basta dire: Mi sono adirata! Con chi e perché non interessa al sacerdote!
La confessione inoltre deve essere fatta senza scuse.
San Giovanni afferma: “Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, Egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di Lui un bugiardo” (1 Gv 1, 8-10).
Chi porta le scuse non si riconosce peccatore, perché scusandovi è come se diceste: Se non ci fosse stato mio fratello o mia sorella, io non avrei fatto questo peccato!
E allora riconoscetevi peccatori e basta! Mettetevi in ginocchio e dite:- Ho fatto questo, questo e questo!, prendendovi tutta la vostra colpa.
Leggete prima di confessarvi il salmo 50, con cui Davide dice: Ho peccato Signore, abbi misericordia di me! Cancella il mio peccato. Liberami dal sangue!
Davide non poteva dire che il sangue l’aveva versato Ioab e non lui? Sapeva, però, di aver mandato la lettera a Ioab per mettere Uria in prima fila, e si attribuisce il peccato della sua uccisione, senza scuse.
Quando la confessione è senza scuse, il perdono da parte di Dio è totale e quindi c’è il dono dello spirito di contrizione.
Da come vi confessate, io mi accorgo se avete il dono della contrizione; se invece portate delle scuse, la contrizione non c’è.
La confessione sia fatta brevemente con chiarezza e senza scuse!
Dichiaratevi peccatrici nel cuore! Sappiate dire: Sono peccato e ho generato il peccato! Abbiate dinanzi a voi l’esempio luminoso di san Francesco, che dopo 91 anni di vita, mentre moriva ha detto quelle parole che ripeteva sempre nella vita: “Signor mio Gesù Cristo, abbi pietà di me miserabilissimo peccatore!”.
Con verità san Francesco ha detto queste parole, perché si confessava ogni giorno! Allora c’era la possibilità di fare la comunione e la confessione una volta al mese. Egli ha potuto fare la comunione ogni giorno, dopo aver avuto un permesso particolare; altrimenti prima l’ha fatta una volta al mese e si preparava per quindici giorni all’incontro con Gesù Eucaristia e lo ringraziava per quindici giorni!
Per distruggere il peccato dovete riconoscervi peccatori. Alcune di voi non hanno il pentimento, perché non si riconoscono peccatrici. Dicono il peccato, ma si vede con chiarezza che non riconoscono di essere peccatrici, per cui la loro confessione è nulla, non sacrilega; è come se non si fossero confessate.
- Per vincere il peccato occorre una forte volontà
Non si vince il peccato con i mezzi termini. Dice Gesù: “Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo! Se la tua mano ti scandalizza, tagliala! Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo!” (Mc 9, 43-47).
Occorre una forte volontà per vincere il peccato. L’ha detto Gesù: “Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11, 12).
Nella vita spirituale la violenza è qualcosa di negativo, così come lo è nella vita civile e di relazione, ma Gesù l’ha detto a proposito del regno dei cieli, ed ha affermato che solo i violenti lo rapiscono! Quindi ci vuole una volontà ferrea per vincere il peccato, senza alcun compromesso; infatti Gesù ci dice di tagliare.
Per vincere un peccato bisogna decidere di non frequentare più quella compagnia o quella persona! Occorre una forte volontà, ecco perché sant’Agostino, che aveva fatto l’esperienza del peccato e che non riusciva ad uscire dal peccato, diceva: “Chi ha creato te senza di te, non può salvare te senza di te”. E per riuscirci ha guardato gli esempi degli altri peccatori, che sono diventati santi perché hanno lasciato il peccato.
Se vivete nel compromesso, non vincerete mai il peccato! Se non tagliate avrete una cancrena, ma non la guarigione; cioè starete peggio di prima! Non potete aspettare, dovete tagliare! Gesù sempre ha fatto leva sulla volontà dell’uomo. Al paralitico che stava alla piscina di Betzata, Gesù chiese: “Vuoi guarire?”. E dopo che fu guarito gli disse: “Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio” (Gv 5, 6. 14).
- Per vincere il peccato occorre chiedere perdono
Se volete vincere il peccato, dovete riconoscervi peccatori, avere una forte volontà e chiedere perdono. Quando vi confessate non avete mai una forte volontà di vincere il peccato, per cui i peccati che avete fatto quando avevate dieci anni li dite anche adesso; così come faccio io, che determinati peccati li confesso da quando avevo dieci anni. Non li ho eliminati, perché non li ho mai voluti eliminare!
Bisogna chiedere perdono dei propri peccati, così come fece il figliuol prodigo, che disse:
“Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio” (Lc 15, 18).
Dice il Signore: “Su venite e discutiamo. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana” (Is 1, 18).
Credete che se chiedete perdono a Dio, ve lo dà certamente?
Il salmo 102 così recita: “Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe” (Sal 102, 8. 10-12).
Quando chiedete perdono il rosso e il porpora dei vostri peccati diventano bianco, il nero diventa lucente. Ecco perché vi ho detto di chiedere al Signore il dono della contrizione.
CONCLUSIONE
Domani celebreremo la messa per la remissione dei nostri peccati. Il peccato è il più grande male che possiamo commettere contro Dio, contro noi stessi e contro l’Istituto.
Il peccato dinanzi a Dio è zavorra, che non fa galleggiare la barchetta dell’Istituto.
A Lourdes, in Palestina e a Fatima vi ho invitato a dire:- Basta con il peccato mortale! Il Padre non vi ha chiesto niente; vi chiede solo di lasciare il peccato mortale.
Ricordatevi che dove c’è il peccato non c’è la santità.
Sappiate che l’unica preoccupazione di Dio nei riguardi della creatura è che sia senza peccato. Se la creatura ha il peccato la invita a toglierlo con la confessione; se non ce l’ha, la invita a non commetterlo ed a vigilare.
Dice la S. Scrittura: “Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1 Cor 10, 12).
La preghiera di ogni giorno della creatura deve essere questa: “Non ci indurre in tentazione”.
Noi facciamo questa preghiera recitando il Padre nostro, però ditela con attenzione! Dite:- Signore, non permettere che qualche tentazione di peccato diventi per me peccato, non mi mettere nell’occasione di peccato!
“Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male”.
Sappiate dire:- Signore, ho peccato, liberami tu dal peccato, perché da sola non ce la faccio. Ti prometto che ce la metterò tutta! Se una volta ti ho cacciato da casa mia, da oggi in poi ti prometto che non ti caccerò più!