Gn 8, 6-22 – Tu solo, Signore, conosci il mio cuore

Taranto 16.02.1977

IL CUORE DELL’UOMO È INCLINE AL MALE

(Gn 8, 6-13. 20-22)

  1. Dio ha compassione dell’uomo

Ieri vi parlai del diluvio e vedemmo che Dio punisce ogni peccato; vedemmo la giustizia di Dio. Oggi vedremo la misericordia di Dio.

Dopo quaranta giorni Noè fece uscire la colomba dall’arca. La fece uscire due volte, ma tornò indietro. La terza volta non tornò perché era tornato l’asciutto. Allora tutti scesero dall’arca e Noè offrì un sacrificio a Dio.

Dio disse: “Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché l’istinto del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza” (Gn 8, 21).

In altri termini Dio ha compassione dell’uomo, chiude un occhio. Questo non significa che non gliela farà pagare, ma che è longanime, aspetta che l’uomo si ravveda e torni.

  1. Il nostro cuore è incline al male sin dalla nascita

Siamo spinti al male. Non c’è male che l’uomo non possa fare. Qualsiasi delitto io vedo compiere attorno a me, lo posso compiere anch’io. Quindi, come dice san Paolo: Se vuoi stare in piedi, stai attento a non cadere.

  1. Non vi scandalizzate mai del male che compiono gli altri, possiamo farlo anche noi

Quando uno è caduto dategli la mano, non schiacciatelo. Già gli basta l’umiliazione della caduta. Alzatelo, perché oggi è caduto lui, domani potete cadere voi.

Si dice: Non sputare in cielo che in faccia ti viene. Vi spiego questo con un fatto.

Una volta venne a parlare con me una signora, che mi disse: Io, quando ero ragazza frequentavo l’Azione Cattolica e una mia compagna si era innamorata dell’Assistente. Io tra me dicevo: Che scema! Con tanti uomini che ci sono! Io non farò mai una cosa simile. Io ora sono sposata, ho due bambini, ho un marito che mi adora, ma io mi sono innamorata di un sacerdote. Come sono stata sciocca a parlare così!

Quando io sento che un sacerdote si è sposato con una signorina non rido, ma dico: Signore, tienimi la mano sulla testa, perché anch’io posso fare la stessa cosa. Se non l’ho fatto è perché il Signore mi ha inondato di tali grazie che non mi ha fatto fare questa sciocchezza. Il sacerdote è un uomo come gli altri. Ecco perché san Filippo Neri, uscendo dal convento, diceva ai suoi frati di pregare per lui, e al Signore diceva: Tienimi la mano sulla testa, altrimenti esco P. Filippo e ritorno l’ebreo Filippo.

CONCLUSIONE

Il nostro san Francesco chiedeva ogni giorno perdono a Dio di tutti i peccati che avrebbe potuto commettere, se Dio non gli avesse dato la sua grazia. Egli era convinto che se il Signore avesse dato le grazie che aveva dato a lui a un peccatore, questi sarebbe diventato più santo. Chiedeva perdono a Dio della non corrispondenza alla sua grazia.